• fermentazione selvatica
  • Rock samphire

    I made the acquaintance of the rock samphire, Crithmum maritimum L., when I was a child, playing with the sand and climbing on the reefs.
    At a first glance it almost seemed a Kalanchoe, a semi-succulent plant, but crumpled between my fingers it immediately made itself known for that pungent and unmistakable scent that would have accompanied me until the evening, indelible on my soft skin.

    Rock samphire should not be confused with marsh samphire (genus Salicornia).

    English samphire derives from sampiere, from French samphire (mid 16th century), “herbe de Saint Pierre” – that is “St Peter(’s herb)” -.

    This name because St Peter is the patron saint of fishermen, who often harvested the plant.

    In Italian it is called (s)paccasassi, meaning it breaks rock, or also in dialect bacicci, but mostly is known with its common name of sea fennel or critmo from the botanical binomial name.

    It belongs to the same family of fennel, to which it is similar, Umbelliferae.


    It lives on the coasts, among the cracks of the rocks, the old walls encrusted with salt or on the ruins, as long as exposed to sea water.

    It should not be confused with the corky-fruited water-dropword, Œnanthe pimpinelloides L., of which only leaves are edible, often used as a seasoning for soups.

    Traditionally used to make soda, today rock samphire has been rediscovered in the kitchen.

    The plant is entirely edible, but mainly leaves and flowers are eaten, foraged in May and June; seeds too, to be harvested in August and September.

    Its leaves are rich in vitamin C, so much that sailors, devoted to St Peter, used them to fight scurvy and for this virtue they considered rock samphire a protective charm: hence the name of St Peter’s grass.

    In summer, fresh flowers are delicious in salads and excellent with fish.
    Seeds, instead, stimulate appetite and digestion; they can flavour baked food, both savoury and sweet, but also used in several kinds of tea.

    I like to use them infused in vegetal milk, such as almond’s, to prepare an alternative and fragrant version of the classic panna cotta; and if you are on the coast with your camping gas stove you can easily prepare it with the help of a thickening agent like carrageenins, a seaweed you can easily find on UK shores.

    In Apulia, South Italy, rock samphire is among the ingredients of very simple popular recipes, mostly preserved in vinegar or extra-virgin olive oil.

    © Vito Buono

    With my grandmother, who taught me to use this plant, we foraged its leaves and stems. We left them a few hours in the sun to dry, and after we cleaned them well with a cloth, filled a jar and covered with vinegar, “the good one” from a mother tracing back to our ancestors. After a couple of days rock samphire was ready, perfect as a seasoning or as it is, as an appetizer on sourdough bread roasted on the grill in the fireplace.

    But I also remember the easiest way, the simplest yet effective, a magic: I remember as if it were yesterday a summer evening, the glass jar resting on a shelf of the pantry, flooded by the sunset light, ready to welcome the fragrant wild plant. My grandmother simply filled the jar with salted water, collected from the sea and filtered, diluted with water from the well. The only trick was that rock samphire needed to be under the level of water. She covered the jar with a cloth and after a couple of days it was ready.

    You may want to try the simpler recipe, just with water – preferably not directly from the tap, it intereferes with fermentation, so let it rest for a night in a glass bottle before – and a tablespoon of sea salt. Just shake the jar with rock samphire in, let it stay away from heat for a couple of days, and it’s ready.

    © Vito Buono

    You can ferment it alone, or add a bit of wild garlic (leaves will work), or parsley.

    Rock samphire in LAB (lacto-acid bacteria) is extremely good for your gut: recent studies have demonstrated that probiotics and prebiotics developing in the process of fermentation help to heal issues linked to digestion and enhance properties of the plant/food involved. In this case, vitamin C will be easily available and will raise your immune system defense by eating something awesome!

    Last but not least, you can also blanch just foraged rock samphire in unsalted boiling water, and then simply season it with oil and lemon juice. It is usually served as a side dish, but also to season cold pasta or boiled potatoes.

    Buon appetito!

    © Eleonora Matarrese – La Cuoca Selvatica

    © fotografie Vito Buono

    Pikniq is the first and only restaurant in Italy to offer plant-based wild food, foraged in the right places and following recipes of tradition and our ancestors.
    It is also a bed and breakfast in the woods near the lake of Como.

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  • Verdure e erbe selvatiche lattofermentate

    fermentazione selvatica Pikniq

    La fermentazione è stato il primo metodo di conservazione del cibo per secoli, molto prima che ogni famiglia occidentale potesse permettersi un frigorifero, e prima ancora che l’inscatolamento meccanizzato diventasse la norma per la conservazione.
    Aceto, vino, crauti, yogurt etc. sono tutti prodotti dell’acidificazione, dovuta all’acido lattico o a quello acetico, che non permette a tossine e batteri patogeni di sopravvivere.
    Questo rende sicuro il cibo fermentato.

    Anche gli alimenti fermentati possono deperire, per cui se le verdure e le erbe selvatiche sono molli o si sfilacciano è preferibile gettare tutto (anche se si spera che le verdure vengano consumate in breve tempo!).

    Le verdure e le erbe selvatiche lattofermentate vanno consumate crude e a temperatura ambiente o appena tolte dal frigo. La cottura disattiva i fermenti; ciò non toglie che si possano scaldare a bassa temperatura, ma nella dieta vadano sempre inseriti cibi lattofermentati crudi per poter ottenere il meglio dagli enzimi e dai probiotici.

    Gli alimenti fermentati sono molto nutrienti e facili da digerire rispetto agli stessi ingeriti crudi o cotti.
    Sono così nutrienti per via dei microrganismi benefici coinvolti nel processo di fermentazione, che aggiungono enzimi vivi, vitamine del gruppo B e proteine.

    La fermentazione aumenta anche la biodisponibilità dei minerali presenti nel cibo, aiutando così l’organismo ad assorbire più nutrienti. I microrganismi scindono le proteine complesse, i carboidrati e i grassi in molecole più facilmente assimilabili; inoltre, dato che la flora intestinale ha un ruolo chiave nell’assorbimento, l’organismo riuscirà ad immagazzinare la quantità massima di nutrienti, evitando le carenze.

    Gli alimenti fermentati sono molto digeribili sia per via dei batteri benefici che predigeriscono il cibo, sia perché la fermentazione aggiunge enzimi utili al processo digestivo, così il nostro stomaco non dovrà lavorare troppo. Possiamo affermare, quindi, che favorire la digestione e l’assorbimento e accrescere il potere nutritivo sono le caratteristiche salutari più note degli alimenti fermentati.
    Ad ogni modo, poiché il processo di fermentazione e quello che avviene nell’intestino durante la digestione sono molto più complessi e correlati tra loro, ne derivano ulteriori benefici per la salute.

    Oltre che aiutare la digestione, i batteri che producono acido lattico presenti negli alimenti fermentati modificano il pH degli organi, e un pH equilibrato è da sempre associato a una vita lunga e in salute.
    Inoltre, questi batteri creano acidi grassi Omega 3, fondamentali per il funzionamento del sistema immunitario, che ci portano a un altro importante beneficio degli alimenti fermentati: rafforzano le difese immunitarie. Del resto, l’80% del nostro sistema immunitario risiede nelle pareti dell’intestino.
    In un’epoca in cui gli antibiotici sono prescritti di frequente (cosa di cui risente la flora batterica) consumare cibi fermentati aiuterà a ripristinare la microflora dell’apparato digerente.
    I batteri buoni facilitano anche l’eliminazione delle tossine derivanti dal cibo e dall’ambiente, spazzando via anche i radicali liberi.

    Il principio alla base del metodo di fermentazione delle verdure e delle erbe selvatiche (e bacche, radici, tuberi, etc.) è che queste devono essere immerse in un liquido: in questo modo i batteri propri dei vegetali attiveranno il processo di fermentazione. I batteri produttori di acido lattico creano un ambiente acido nel quale gli organismi indesiderati, come anche il botulino, non possono sopravvivere, proteggendo così le verdure dal deperimento.

    Il consumo di cibi fermentati evita anche le carenze di vitamina C e fornisce altri nutrienti essenziali per una dieta bilanciata.

    In molti si chiedono: “Posso mangiare verdure lattofermentate se sono intollerante al lattosio?”
    La risposta è sì: le verdure lattofermentate non contengono lattosio. Il lattosio è uno degli zuccheri del latte, mentre latto- di lattofermentate si riferisce all’acido lattico prodotto dall’azione dei lattobacilli.

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    Per maggiori informazioni e per scoprire il mondo della lattofermentazione con le erbe selvatiche domenica 22 gennaio 2017 ci sarà un corso dedicato all’argomento presso Pikniq in via Dante Alighieri 39.
    Per il programma e i dettagli info@pikniq.com o 3477523337 (anche Whatsapp) o Facebook alla pagina dell’evento